Onde e particelle
Di che strano tipo di onda si tratta? Può essere utile esaminare dapprima le onde elettromagnetiche, e poi fare un confronto.
Il concetto di onda elettromagnetica si sviluppò in varie fasi. Dapprima vennero le misure delle forze elettriche e magnetiche (ved. per esempio la sezione 5 "Un millennio di geomagnetismo") che portò al concetto di campi elettrici e magnetici costanti. Un campo magnetico, in origine, era pensato come una regione di spazio in cui si poteva rivelare una forza magnetica, se vi si poneva un magnetino, e un campo elettrico era pensato come una regione di spazio in cui una carica elettrica poteva rivelare una forza elettrica locale. Ma in assenza di questi tipi di sonde, non vi era, in linea di principio, alcuna indicazione che un tale campo esistesse -- tutto quello che si poteva vedere era uno spazio vuoto. In questa fase, non sembrava che ci fosse alcun motivo valido per ritenere che lo spazio fosse in qualche modo modificato, anche se Michael Faraday era convinto che lo fosse.
(1) La luce considerata come un'onda
Maxwell effettuò il passo successivo mostrando che i campi elettrici e magnetici oscillanti, interconnessi tra loro, si propagavano come un'onda, e potevano spiegare le proprietà della luce visibile e delle altre radiazioni. La "propagazione come un'onda" implica una certa rappresentazione matematica dell'oscillazione e (in generale) della diffusione dei campi elettrici e magnetici. Altre onde, presenti in natura, sono in genere delle perturbazioni che si propagano in un certo mezzo -- per esempio, il suono nell'aria è una perturbazione della pressione ambientale. Anche le onde sismiche, all'interno della Terra, si propagano come le onde sonore, ma esiste in questo caso anche un altro modo separato di "onde trasversali", dove il materiale si scuote lateralmente, perpendicolarmente alla direzione di propagazione, come la vibrazione di un budino in un recipiente.
Anche le onde elettromagnetiche di Maxwell erano "modi trasversali", in cui le forze elettriche e magnetiche erano perpendicolari alla direzione di propagazione. Ma una propagazione di onde attraverso che cosa? Qual'era il mezzo attraverso cui si propagavano? Per un po' di tempo, i fisici credettero che esistesse un "etere" invisibile diffuso dovunque, e che le onde elettromagnetiche fossero delle onde in quell'etere, il quale tremolava come un budino.
Ma le proprietà di questo "etere" sembravano strane. Il suono che si propaga nell'aria viene registrato in modo diverso a seconda che l'osservatore si avvicini alla sorgente oppure che se ne allontani ("effetto Doppler"), e così avviene per la luce (ed è questo il meccanismo che ci permette di sapere se una galassia si sta allontanando). Tuttavia, se prendiamo un raggio di luce in laboratorio e lo suddividiamo in due componenti ("esperimento di Michelson-Morley"), uno parallelo al moto della Terra attorno al Sole (a una velocità pari a 1/10000 di quella della luce) e un altro perpendicolare, non si misura alcuna differenza. Se l'universo fosse riempito di "etere", attraverso cui si propaga la luce, si dovrebbe rivelare il moto della Terra rispetto ad esso, e invece ciò non accade. Pertanto ora noi consideriamo questi campi come proprietà dello spazio, e a questi campi non si può attribuire alcun movimento, e le onde elettromagnetiche si propagano "nello spazio".
(2) La luce considerata come un flusso di particelle
La luce può anche essere assimilata a un flusso di particelle, con due livelli completamente diversi. Nelle lezioni di ottica elementare si parla spesso di raggi di luce, che percorrono linee rette come proiettili. Questo era anche il modo con cui nelle prime ricerche si considerava la luce. Gli studi successivi dimostrarono che su scala piccolissima, dell'ordine di grandezza della lunghezza d'onda della luce, la luce stessa mostrava una natura ondulatoria, per esempio, nelle righe chiare e scure che si osservano sul bordo di una sottile fenditura (o sul bordo dei nostri occhi quando li teniamo socchiusi). La matematica del moto ondulatorio ha mostrato che i raggi e le onde non sono concetti contraddittori: il comportamento della luce può essere descritto dai raggi, se la scala dell'oggetto osservato è molto più grande della lunghezza d'onda.
Ma su scala atomica la luce di nuovo si comporta come un flusso di particelle. La relazione di Einstein
E = hν
ha mostrato che quando la luce di frequenza ν cede o riceve energia, lo fa in porzioni di entità definita, in "fotoni" che possono essere anche considerati come particelle, poiché la loro azione è localizzata. Come una particella materiale, il fotone ha anche una quantità di moto, ed è proprio la quantità di moto di questi fotoni che rende possibili le vele solari. Ma a differenza dell'aspetto particellare del moto dei raggi, qui le "particelle di luce" sono legate a una precisa costante di natura, la costante di Planck h.
Mentre la luce è in transito ed è un'onda, la sua intensità in ogni punto ci fornisce la probabilità che un fotone venga rivelato in quel punto. Questa analogia fu usata anche da Schrödinger quando propose di rappresentare la materia solida mediante un'onda. L'onda stessa soddisfa "l'equazione di Schrödinger", un'equazione d'onda, e il valore della variabile dell'onda -- in genere rappresentata con la lettera greca ψ (psi) -- dà la probabilità della particella di essere osservata in quel punto (In realtà la probabilità è data dal quadrato di ψ, ma questo è simile al caso di un'onda elettromagnetica, in cui il quadrato della sua ampiezza determina la densità di energia).
Questa rappresentazione è valida anche per oggetti più grandi, ma poiché la lunghezza d'onda è molto piccola, il loro comportamento può essere rappresentato dal moto di un raggio, consentendo (con ottima approssimazione) di rappresentare il moto con una linea retta e di soddisfare le equazioni di Newton.
Orbitali
Soltanto quando si scende a dimensioni atomiche -- caratterizzate dalla costante di Planck h -- la natura ondulatoria prende il sopravvento. In un atomo di idrogeno, per esempio, l'onda può essere stabile solo in certi stati di risonanza -- "gli autostati", in cui gli "autovalori" dànno i livelli energetici. L'atomo è quindi come uno strumento musicale accordato su certe note -- per esempio esso può suonare una nota "do" oppure "re", ma mai una falsa nota intermedia. Fino a che non viene emessa una nota, possiamo soltanto conoscere la probabilità che venga suonata l'una o l'altra.
Vi è una grande differenza rispetto all'atomo di Bohr-Sommerfeld in cui (almeno inizialmente) le orbite kepleriane servivano come modello del moto degli elettroni. Tali orbite kepleriane erano caratterizzate dall'energia totale e dal momento angolare (corrispondente all'ellitticità), ma esse erano del tutto piatte, cioè bidimensionali. Ancora oggi, nei testi divulgativi, gli atomi sono spesso rappresentati come sistemi planetari in miniatura, ma un tale modello non è corretto.
Al contrario, le funzioni d'onda sono tridimensionali, estese su tutto lo spazio. Comunque i loro modi fondamentali possono essere classificati alla stessa maniera e -- cosa molto interessante -- la struttura dei modi risulta simile a quella basata sul moto kepleriano, anche se i concetti su cui si fondano i due modelli sono molto diversi. (Gli strumenti matematici sono un po' simili a quelli impiegati da Gauss per ricavare i modi principali del campo magnetico terrestre -- strumenti, a loro volta, tratti da quelli per calcolare i modi del campo gravitazionale della Terra). Oggigiorno i modi fondamentali delle funzioni d'onda atomiche (o molecolari) sono noti come orbitali, strutture di regioni in cui è concentrata la funzione d'onda. Gli orbitali più bassi sono simmetrici e sferici, ma quelli più complessi hanno dei lobi multipli, un po' come la struttura tridimensionale del trifoglio, con vari numeri di lobi.
La classificazione fondamentale è ancora basata sull'energia -- livelli n=1, poi livelli n=2, ecc. Inoltre, i livelli di asimmetria sono denotati dai valori (0,1,2,3,...) di L (in lettera minuscola), che rappresenta il momento angolare, legato alla asimmetria, oppure, tradizionalmente, dalle lettere (s,p,d,f,...), come è mostrato nello schema dei livelli energetici della sezione precedente. Il modo "s" è simmetrico, "p" ha una simmetria a due lobi, quindi seguono "d" e poi "f", ecc. Esiste un terzo numero m, e una descrizione visuale dei picchi dei modi si può trovare qui. Naturalmente, queste sono soltanto le superfici in cui la funzione d'onda è più grande, ma essa poi diminuisce progressivamente verso il resto dello spazio.
Gli orbitali sono importanti non solo quando un atomo salta da un livello più alto verso un livello più basso (se non è occupato), ma anche in un atomo nel suo livello più basso ("stato fondamentale") risulta che gli elettroni devono occupare orbitali differenti (eccetto per gli elettroni con spin opposto che si possono accoppiare). Questa idea ha portato a spiegare la tavola periodica degli elementi chimici. Si possono anche ricavare gli orbitali per le molecole, che hanno uno spettro più complesso, in genere nell'infrarosso.
Ulteriori sviluppi
Quanto esposto precedentemente costituisce soltanto il fondamento, una esplorazione preliminare di un nuovo terreno sconosciuto. Per maggiori dettagli e applicazioni occorre studiare la teoria quantistica in modo sistematico -- con tutta la sua matematica, le manipolazioni del momento angolare e dello spin, e magari anche la teoria della dispersione, la teoria di Dirac dell'elettrone, l'elettrodinamica quantistica, e altro ancora.
Con l'uso degli strumenti matematici si è arrivati a una comprensione piuttosto buona degli spettri atomici, comprese le loro variazioni di intensità, anche se per ricavare i livelli energetici di atomi complicati occorrono lunghe e noiose approssimazioni. (Avviene la stessa cosa per la meccanica celeste -- calcolare la traiettoria di un singolo pianeta intorno al Sole è semplice, ma ricavare le traiettorie di oggetti multipli che interagiscono tra loro è difficoltoso). La teoria quantistica porta anche alla comprensione degli spettri molecolari, dei legami chimici, della tavola periodica degli elementi (ved. sopra), del comportamento degli atomi posizionati nei cristalli (inclusi i semiconduttori, usati con profitto negli elaboratori elettronici), della "superconduttività" elettrica nei materiali a bassissima temperatura, degli effetti magnetici su cui sono basati sia gli strumenti di diagnostica medica (risonanza magnetica), sia la moderna magnetometria, i laser e molto altro.